giovedì 27 ottobre 2011

SUCCESSO DELLA SERATA “150 Italia, 100 Artusi”.

Sabato 22 ottobre si è svolta ad Arcene, nel bellissimo contesto del granaio di Palazzo Masciadri, messo a disposizione dall’Amministrazione Comunale, un incontro culturale e gastronomico incentrato sulla figura e l’opera di Pellegrino Artusi, il padre della gastronomia italiana moderna, in occasione della duplice singolare ricorrenza del centenario della sua morte e del 150° della nascita dello Stato italiano. Un folto pubblico ha partecipato alla bella serata organizzata dalla delegazione trevigliese del FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) e da SLOW FOOD Bassa Bergamasca, con il patrocinio del Comune di Arcene e di Treviglio (erano presenti i due sindaci Giuseppe Foresti e Giuseppe Pezzoni) e della Cassa Rurale, e con l’adesione delle altre Condotte Slow Food di Bergamo e delle Valli orobiche. Il sindaco di Arcene ha fatto gli onori di casa ripercorrendo la storia di Cascina e Palazzo Masciadri e la meritoria decisione delle passate Amministrazioni di ristrutturare e ridare alla popolazione arcenese un sito così denso di cultura materiale legata all’agricoltura e alla società della nostra pianura. Dopo i saluti di Anna Gastel, responsabile regionale del FAI, e di Lorenzo Berlendis, esponente nazionale di Slow Food, che hanno illustrato finalità e iniziative delle proprie associazioni, il Prof. Alberto Capatti, docente di Storia della cucina e della gastronomia presso l’Università delle Scienze gastronomiche di Pollenzo, oltre che membro della Fondazione Casa Artusi di Forlimpopoli, ha illustrato la figura di Pellegrino Artusi, uomo di cultura, critico letterario, scrittore e gastronomo, conosciuto in patria e nel mondo quale padre della cucina italiana moderna. Il suo celebre manuale, “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, pubblicato per la prima volta nel 1891, è una raccolta di ricette scritte e provate, riscritte e riprovate con l’aiuto di due cuochi di fiducia, Francesco e Marietta, che ebbe subito un successo editoriale straordinario, fu riprodotto in 15 edizioni, divenendo uno dei libri più letti dagli italiani, insieme ai Promessi sposi e a Pinocchio. L’opera di Artusi – ha sottolineato Capatti – è considerata dagli studiosi anche un importante strumento di unificazione e di identità culturale, sia gastronomica che linguistica, del nostro Paese, un’opera di impegno civile che ha istruito cuoche e cuochi in una splendida lingua italiana. Giusto quindi definire l’Artusi come “colui che unificò l’Italia a tavola,, come aveva scritto quarant’anni fa Piero Camporesi, riconoscendo che “il manuale di Artusi ha fatto per l’unificazione nazionale più di quanto non siano riusciti a fare i Promessi Sposi, facendo conoscere il patrimonio gastronomico di regioni lontane, dalla Sicilia al Piemonte”. “E’ un libro che non manca e che non dovrebbe mancare in nessuna cucina comà–e in nessuna biblioteca della nostra bella Italia” ha concluso Capatti. L’incontro è trascorso piacevolmente con intermezzi di musiche dal vivo e letture di brani significativi tratti dall’Artusi. Al termine della conferenza non poteva certo mancare il piacere di una buona cena durante la quale i partecipanti hanno potuto degustare alcune ricette dell’Artusi abbinate a vini bergamaschi della Valcaleppio.

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